Andar per Teatri

Andar per Teatri

Tutto iniziò con una telefonata:

– “Domenica vieni a teatro in quel di Milano ?”

Avevo trovato la famosa occasione d’oro che capita una sola volta nella vita … farsi invitare da una gentil signora:  “Certo!!!!”  –

– “Andiamo al Piccolo….”

Non avrei mai sperato tanto, era un avita che volevo andare al mitico Piccolo Teatro di Milano, perché io, da bravo provincialotto quel sono, l’avevo sempre identificato come il massimo Tempio della Prosa.. irraggiungibile!

Per me il “Piccolo” significava  un posto dove oltre il cappello, per entrare, bisognava togliersi pure le scarpe, tanto ero indegno di calpestare il sacro suolo, e mi raffiguravo l’istrionico  Giorgio sul palco che, con chioma bianca al vento, ammaestrava pure il pubblico:

– “lei signora si segga a destra e Lei signore vada di sopra e voi che venite da Parma, in piedi in fondo! E nessuno osi fiatare!”

Devo ammettere che mi sarebbe andato bene di stare in piedi scaldo in fondo alla sala, pur di esserci.

-“… sai andiamo con il pullman, si parte alle 13.00 dalla Pilotta, cerca degli “Amici del Teatro”.

Ed eccomi alle 13.00 di domenica all’appuntamento con una voglia pazza di caffè, ma stoicamente resisto. Delle persone che conosco nemmeno l’ombra, vedo una corriera, pardon un bus ( è piu’ fine) e mi informo se è quello degli “Amici del Teatro”, mi rispondono .. “si ! si parte tra 15 minuti!”

Meno male, ho indovinato la parola d’ordine.

Disagio da parte mia. Finalmente  arrivano le persone del mio gruppo, presentazione veloce  tra i vari gruppi: cognomi e nomi che si accavallano  e volano nell’aria e che il mio cervello non riesce a memorizzare; a dire la verità ho sempre  avuto un po’ di problemi  a ricordarmi  i nomi che in occasioni come questa vengono ampiamente profusi.

Piu’ tardi un po’ frastornato chiedo al mio vicino: “Scusa ma Raico è un nome o un cognome?”

– “Non lo so, non ho capito bene nemmeno io.”

Sono salvo, rimando l’iscrizione  al corso di memoria che avevo intenzione di iniziare da lunedi.

Mi godo questa avventura domenicale e mi sento ben disposto verso il mondo e se qualcuno mi illuminasse sugli usi e costumi del gruppo, tutto sarebbe perfetto! e… come evocati dal mio pensiero, vengono i chiarimenti:

– “.. diamo il benvenuto agli amici dell’Italgel che esperiamo di avere d’ora in poi con noi… “.

Presto attenzione: il mio edonismo è al vertice; che gentili, proprio bravi! Sembra di essere in aereo con il famoso benvenuto a bordo.

– “…. La nostra meta è Milano dove lo spettacolo inizierà alle ore 16.00 precise. Durerà due ore e il pullman ripartirà da dove ci ha lasciati 20 minuti dopo l’ultimo applauso. Per i posti faremo circolare la piantina del teatro ed il vostro posto prenotato lo trovate scritto sul biglietto di ingresso che si trova dentro la vostra busta personale”.

Perfetto, adesso non resta altro che passino con le caramelle e tutto sarebbe stupendo…e passano veramente con caramelle e squisiti cioccolatini!! Ma allora è una cosa seria, penso di avere il sorriso che mi arriva da un orecchio all’altro.

Le sorprese  non sono finite: arriva un quaderno con articoli e recensioni sulla spettacolo: il tempo passa veloce.

A Milano il desiderio di caffè è al parossismo, come me molti altri. Si forma un gruppo di coraggiosi, che intrepidi sfidano le inside della metropoli e si recano  di buona lena in Galleria.

Domenica pomeriggio a Milano, con gente simpatica, in tasca un biglietto del Piccolo, il caffè in centro: è il top, il massimo! Come sono chic oggi!!!

Ed inizio’ così il mio “andar per teatri” ed ora anch’io uso il gergo per addetti ai lavori, esempio… al Piccolo (con la “P” maiuscola, e devi farlo sentire quando lo dici), per intendere il Piccolo Teatro di Milano, alla Scala ( sempre con la “S” maiuscola), al Comunale (Teatro Comunale di Bologna), all’OLIMPICO (..qui tutto maiuscolo), all’Ariosto, al Lirico, al Ciak, al Valli, al Teatro Romano, all’Arena, al Teatro Studio….

Pian piano mi sono addentrato nelle grandi tematiche moderne del teatro:

il teatro è vita, oppure la vita è teatro? Quanto della rappresentazione  è realtà o mera finzione?

Il fatto di essere  lì in mezzo  agli attori, come è successo al Teatro Studio con la Tragedie de Carmen, El Pubblico e Igne Migne, mi ha provocato l’ormai famosa pelle d’oca (= epidermide arruffata per profonde emozioni interne), dato il livello di coinvolgimento che questi spettacoli hanno saputo creare.

Ed è proprio in queste occasioni che ho scoperto che il teatro resta tale anche se espresso  in lingua straniera, poiché il teatro vive di un linguaggio proprio  che oltrepassa tutti gli ostacoli… per cui VIVA IL TEATRO !!!

 

 

 

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