La campagna “da Tanara”

La campagna “da Tanara”

Sì, nonostante i vari passaggi di proprietà, quella del gelato restava – per gli stagionali – la campagna “da  Tanara”. E ad essa bussavano a legioni, sia alla porta dell’Azienda che a quella del Collocamento.

Io e Grassani occupavamo – su fronti diversi – la stessa non comoda posizione : lui ostaggio della logica  della produzione e, nello stesso tempo, assediato dalle esigenze dei lavoratori; io, indaffarato nella ricerca di un non facile equilibrio tra le richieste dei disoccupati e di quelle di chi offriva lavoro: il tutto, nel faticoso rispetto delle non sempre ragionevoli regole operative dettate dallo Stato.

Un sudatissimo  slalom che ci voleva l’un contro l’altro. Ma non ci siamo stati perché abbiamo sempre rincorso la soluzione  piu’ corretta solo minacciando – or l’uno, or l’altro – di estrarre la spada. E questo perché alla base  avevamo posto un profondo rispetto reciproco che la lunga frequentazione ha trasformato in un rapporto amichevole. Che senza continuare a vederci, il tempo non ha cancellato.

Le campagne stagionali a Parma: meta ambita di una moltitudine di disoccupati soprattutto donne, veramente  un polmone d’acciaio che dava respiro economico a parecchie centinaia di famiglie.

La campagna stagionale al Collocamento: un approccio di massa con varia umanità: c’era che chiedeva e chi pretendeva; c’era chi parlava e chi urlava; c’era che esponeva sottovoce i propri bisogni e chi invece  li sbandierava  al vento.

Quanti visi, quante storie, quante scene, Ricordo un disoccupato che, verso la metà di agosto giungeva in ufficio .. “non so più cosa mangiare”. E così nello stesso periodo di ogni anno a venire.

Mi rammento  una disoccupata che a dimostrazione ella sua particolare situazione di bisogno, mi mostrava una dentatura paurosamente orfana di molti elementi. Tale discutibile prova veniva poi esibita anche negli anni successivi.

Fatica per chi si occupava nelle “campagne”, ma fatica anche per chi da scrivanie contrapposte era chiamato a comporre, a scomporre ed a rifare  i gruppi lavorativi da avviare.

E per ogni “campagna”, neanche un nastrino da appuntare sul petto.

Ma aver imparato a praticare  il dialogo con la gente  quando ancora neanche il parlare era di moda, è valso ben di piu’ di un nastrino colorato.

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