01 Mar Memorie
La storia dello stabilimento di via Bernini è legata alla storia dell’Azienda che si è trasformata da Tanara ad Italgel a Nestlè. Una storia che abbraccia quasi mezzo secolo e che coinvolge piu’ generazioni di parmigiani.
In un fazzoletto di terra all’estremo nord-ovest del Quartiere Buffolara i fratelli Marchi vollero edificare il nuovo stabilimento per la produzione industriale del gelato in sostituzione di quello ormai insufficiente di via Marchesi.
In questi 40 anni piu’ di 25.000 rapporti di lavoro che hanno coinvolto 10.000 persone diverse.
I loro volti mi sfuggono ma i loro nomi sono ben impressi nella memoria.
Vorrei avere una parola per tutti gli 8.000 che hanno passato almeno un periodo nella nostra fabbrica e nei nostri uffici.
Molti li ricordo distintamente e ne potrei tracciare un profilo … ma mi limiterò a ricordarne alcuni che ritengo abbiano caratterizzato questi anni.
Ogni profilo è stato lavato nelle acque poco limpide dell’Abbeveratoia… per il resto rimando alle cene ed agli incontri fra ex colleghi, al sapore della malvasia, che spero di poter fare a lungo.
Partirei dai fondatori, dr. Virginio e Antonio Marchi e il sig. Giovanni Tanara. Tutti incutevano a noi giovani impiegati un timore referenziale, burbero il dr. Virginio, piu’ alla mano il dr. Antonio.
Del sig. Giovanni mi è subito balzata all’evidenza la natura collerica e il repertorio di imprecazioni posseduto che per me rappresentava uno stimolo a evitarlo.
Vorrei poi proseguire la carrellata dei personaggi con Lei, la regina della “Tanara”, la Loires. La vidi un pomeriggio dalla finestra del mio ufficio nel seminterrato, mentre spingeva una carrozzina con dentro Lorenzo. Mi sembro’ una donna appagata ma non vinta: avrebbe battagliato ancora a lungo.
I Capi Fabbrica erano due : il sig. Giuseppe e il sig. Aldo, che si diceva essere cugino del sig. Giovanni. Da lui ho imparato l’approccio con le persone: un approccio molto distaccato e professionale; un uomo burbero che pero’ non si tirava mai indietro se c’era da aiutare qualcuno: soprattutto se a perorare la causa erano le mie colleghe del Personale: la sig.ra Carmen, la sig.ra Rosetta e la consulente, quella che ci dava le dritte sui contributi e molte altre norme del lavoro : la sig.ra Maria Cassi.
Il Rag. Bongiovanni era il Direttore che ho avuto piu’ vicino non solo perché mi aveva assunto ma perché era il direttore amm.vo del personale era il “ragioniere” per antonomasia, dalla battuta sempre tagliente.
Aveva inserito nella conduzione dei vari uffici amministrativi aziendali un gruppo di donne forti, veri “mastini” nel loro lavoro: solo lui riusciva pero’ a coordinarle a meraviglia ed a sedare i fuochi che ogni tanto si sviluppavano fra di loro . I loro nomi: Anna, Ornella, Carmen, Isa, Germana, Wanda, Mariangela, Silvana….
C’era e c’è ancora in via Bernini un ufficio dove si puo’ sentire il polso dell’azienda: è l’ufficio ordini. E’ lì che conobbi il responsabile Mario Savina, capostipite di mitici personaggi : Del Monte, Bazzini, Muollo… Era lì che si sfogavano le ire dell’allora direttore commerciale in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi mensili (meglio non dotare quella scrivania di vetro!)
Mario se ne ando’ senza realizzare il suo sogno che era quello di innaffiare di colaticcio (scïss) con una di quelle botti usate in agricoltura, quelli della palazzina che contavano.
Vorrei ricordare stuoli di ispettori alle vendite, venditori, capaci di vendere qualsiasi cosa… molto legati ai loro territori, ognuno con le sua tecnica ma tutti molto motivati.
Ne ricordo uno capace di prendere il cliente per sfinimento, “romano di Roma”, ma capace di operare indifferentemente a Trento o in Sicilia dove prima della pensione era stato inviato a titolo di “incentivo all’esodo” : Alessio Grassi.
Ed ora passando a parlare della fabbrica vedrei tante statue con le figure piu’ caratteristiche degli albori aziendali: partirei dalle “celle” vero collo di bottiglia aziendale e li tre figure si stagliano nette: Aldemiro Masetti, Pietro Cobianchi, (un po’ come dire Coppi e Bartali) e Alfonso Paganuzzi.
Masetti era l’emblema del lavoratore assoluto, dalle celle al giardino, “ovunque e in ogni tempo” potrebbe essere il suo motto.
Cobianchi e Paganuzzi avevano una dote in piu’, sapevano anche “….. ritrovare i cavalli sfuggiti…..”
Alle celle c’erano due magazzinieri che controllavano tutta la filiera, nel senso che sapevano tutto di tutti, compresa la rete di vendita: Italo Mora e Spartaco Tessoni, che in azienda aveva fatto anche il venditore . Esisteva una mobilità invernale dalla fabbrica al commerciale ed era bello sentire raccontare le sue avventure mentre registravo le ore sui cartellini.
In “miscela” c’erano Armando Viani e Berto Di Armando; si raccontava in via Marchesi che dormisse accanto ai tini pronto a preparare ogni miscela venisse richiesta dal mercato; si palava di un uomo severo che puniva chi sgarrava con salutari “sculacciate “ a base di canna di gomma morbida, di un grande cacciatore nonché norcino a tempo perso.
Assieme a Masetti era il terrore della Carmen del Personale, rea (solo sospetta) di non aver pagato tutte le ore straordinarie.
Lo conobbi direttamente, vinto dalla malattia, presso la palazzina uffici, dove faceva quello che poteva… una persona squisita.
Nel Magazzino, c’era il mitico Poldo con Gianni Sorba già venditore di Filiale. E’ lì che si sviluppo’ il sindacato in azienda: Peracchi fu uno dei primi sindacalisti insieme ad Arneodo: a loro si deve la spinta per la nascita del Cral e dello Spaccio.
In officina uno su tutti emerge nella mia memoria: Rolando Fava; lui era la manutenzione! Molto collerico, anche pericoloso con il martello in mano, eppure non ho mai conosciuto una persona buona d’animo come lui. E poi Vida, Frati, Savignano, specialista in dosatori ma ricordato soprattutto come giocatore di baseball e sindacalista.
Dei sanificatori notturni uno su tutti emerge nella mia memoria: Dino Lorenzani: a bei tempi avevo la fortuna o sfortuna, di raccogliere le sue lagnanze in uscita dal turno al mattino o in entrata sul turno alla sera.
Fino al 1975 in azienda producevamo direttamente una parte delle cialde per gelato. L’impasto veniva versato su un nastro bollente e di li a qualche minuto veniva fuori una croccante cialda: come non ho mai piu’ assaggiato! Alcuni dei nostri “Pasticceri” che ruotavano sui tre turni: Luigi Tessoni, Mario Zanichelli, Primo Martinelli.
Vorrei poi tessere le lodi del cuore della fabbrica: dei freezeristi con il Gino Azzali in testa, “Maestro del Gelato e del Fil di Ferro” , per via delle riparazioni estemporanee … e poi i vari Leurieri, Giacopelli, Nissoli… per poi passare alle mitiche macchiniste (cäpï squädra), vera ossatura della fabbrica di ieri e di oggi; spauracchi dei poveri stagionali che con il naso all’insu’ scrutavano ansiosi l’ordine di servizio per vedere se erano capitati bene o male, con la temuta “Giovanna” o con la suadente “Maria”.
Potrei continuare ancora a scorrere l’elenco di appendice alla pubblicazione e trovare una parola per tutti quelli che, a loro modo, secondo le direttive aziendali hanno portato un contributo di lavoro e di passione ed ha contribuito al successo dell’Azienda.
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