Uno stagionale alla Tanara

Uno stagionale alla Tanara

Nell’estate  del 1966, all’età di sedici anni, mio padre “mi spedì” d’autorità, com’era nel suo deciso carattere di Maresciallo dei Carabinieri, alla  Tanara per non vedermi nullafacente durante le vacanze scolastiche. Era la mia prima esperienza di lavoro in azienda.

Di quelle poche settimane ho alcuni ricordi che sono rimasti indelebili. Innanzi tutto rammento con un po’ di “terrore” la presenza del capoturno, un certo Aldo, con il suo grembiule blu chiaro, i capelli bianchi, tagliati corti, che controllava assiduamente il lavoro degli operai. Non ho avuto mai modo di colloquiare con lui e, certamente, credo sia stata una fortuna. D’altra parte ne avevo già abbastanza dato che per la  maggior parte del tempo trascorso alle dipendenze dell’Azienda ho operato al così detto “tunnell” dove deponevo i cestelli con le scatole di gelato mantecato che pervenivano tramite una catena di “padelloni” con una frequenza notevole e continua. Durante il turno di otto ore l’intervallo era uno solo e minimo, tale da consentire appena la colazione e i bisogni fisiologici.

Molte volte mi sono sognato di notte di restare quasi sepolto sotto le scatole di gelato perché il tunnell non riusciva ad assorbirlo. Ma non è stato sempre così. Infatti per qualche volta sono stato distaccato anche in magazzino dove i ritmi erano meno continui e dove potevo anche conversare e fare amicizia con qualcuno.

Con uno degli stagionali come me un giorno sono andato sopra le scatole di cartone da utilizzare, impilate fino al soffitto del capannone del magazzino, per mangiare, ovviamente di nascosto, un’intera confezione di mantecato alla fragola. Le conseguenze le lascio immaginare: il giorno dopo siamo stati a casa in malattia con un fortissimo mal di pancia.

Verso la fine del periodo di lavoro, provato dall’operare al tunnell, di nascosto a mio padre, non sono andato a lavaorare per un giorno ed ho trovato rifugio, pensate un po’, nella canonica di S. Lazzaro.

L’esperienza fatta è stata senz’altro positiva;  ad essa ne sono seguite altre simili, ma quella della Tanara ha sicuramente un suo fascino particolare soprattutto perché è stata la prima.

 

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